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La lettera di Bruno Manfredi sulla felicità da noi registrata con il numero 3246‬

‪ Ero felice

Ero felice quando è arrivata quella lettera.
E’ stata una festa, la prima di una lunga serie.
Tutto è iniziato nell’ottobre 2013. All’ epoca, la corrispondenza era ridotta ai minimi storici. Nella buca delle lettere arrivavano:

1)Bollette, fatture…
2)La famigerata “pubblicità in buca”. Le emozioni, in questo settore, erano ridotte a zero. A meno di considerare “emozione” il ricevere una lettere della Agenzia delle Entrate.

Poi, verso la fine dei quell’anno, mia moglie Lucia entra in casa sventolando “la” lettera: “E’ arrivata!” Che emozione! Che felicità!
E’ datata 19 novembre. C’e’ l’ho ancora, qui, nel mio archivio “riservato”.

“Caro Bruno,
grazie per l’invito del tuo primo ricordo d’infanzia. Noi lettori del circolo siamo rimasi colpiti dalla modalità progressiva e armonica con cui ci hai condotto a “quel bambolotto di nome Franco” cui hai dedicato la tua scrittura…”
Sono due pagine fitte, scritte a mano (altra rarità!), con calligrafia leggermente inclinata.

Sono passati alcuni anni da allora, ma la rilettura mi commuova ora come allora:
“Un saluto affettuoso da tutti noi, che rimaniamo in attesa del tuo secondo scritto.
Mariarosa

Cerco adesso, a mente fredda, di spiegare perché quella lettera ha prodotto quella valanga di emozioni.
Il meccanismo tradizionale dell’ editoria funziona sulla base di una triangolazione: scrittore/sistema editoriale/ lettore.
Avevo conosciuto questa dinamica dal di dentro, quando ero adolescente. Mio padre era autore di testi per le scuole.
Io avevo anche collaborato con lui, ma al tempo stesso avevo valutato che tutto questo non faceva per me. Diciamo che il sistema editoriale non era interessato a me, né io ero interessato al sistema editoriale.

Succede però che, a un certo punto della mia vita, al termine di una feconda “analisi” durata anni, sento il profondo bisogno di mettermi a scrivere.
Inizia così una produzione di brevi testi autobiografici che diventeranno nel tempo “Giro dei mondi in 80 libri”, “Parole nel vento”, “Sul filo delle emozioni” e così via.

Anche qui inizia a funzionare un sistema triangolare, ma diverso da quello ufficiale.
Io, rifiutando l’etichetta di scrittore mi invento il ruolo di SCRIVENTE.
Divento autore compulsivo. Una volta avviato il meccanismo non si arresta più.
Lo scrittore tradizionale ha in mente lo schema del “libro” , la stesura, l’incipit, lo svolgimento, il finale,…., le presentazioni , la promozione, la vendita.
Poi un altro libro e così via…
Io, nulla di tutto ciò. Inanello testo, a disposizione di tutti (e di nessuno)…

Succede un altro fatto curioso. Divento anche, col tempo, lettore di me stesso, ossia LEGGENTE!
Appassionato leggente.
Lo dico senza falsa modestia: mi piaccio e non solo per la ovvia constatazione: SENZA DI ME, COME FAREI?
Amo ri/ri/rileggermi. Apro a caso uno dei miei testi e … mi emoziono… rido… piango.
Correggo le bozze in un viaggio in metropolitana e… dimentico di scendere alla stazione giusta.

Il secondo elemento del triangolo è LEI.
Mia moglie Lucia potrebbe essere definita un po’ il mio agente, un po’ la mia “editor”. In realtà è la mia prima lettrice, in parte per femminile curiosità, in parte perché si è inventata un ruolo di FILTRO. Usiamo pure una parola più forte, a volte mi CENSURA. Controlla che il testo che sta per essere partorito sia… partoribile.
A questo punto il testo inizia a circolare fra un ristretto gruppo di amici, che fanno, gentilmente, da CAVIE.
Invento un meccanismo di condivisione e baratto. Funziona, con alcuni che divengono miei “fan”, altri che sono ipercritici, mentre i più temuti sono gli… indifferenti.
Però c’e’ un limite: si tratta di persone che mi conoscono, alcuni fin dalla nascita, o dalla adolescenza. Oltre ad essere un campione limitato numericamente, non posso neanche abusare troppo della loro pazienza, rischiando alla lunga di perdere l’amicizia.

Ed ecco allora, come per miracolo, si apre una prospettiva nuova con il Circolo di scrittura autobiografica di Anghiari: il terzo elemento del triangolo.

Vorrei essere un moscerino e partecipare di nascosto ad uno dei loro incontri.
E’ martedì sera.
Il gruppo arriva alla spicciolata: saluti, battute, qualche gossip. Qualcuno ha portato da mangiare e bere: c’e’ sempre qualcosa/qualcuno da festeggiare in gruppi del genere. La coordinatrice, Stefanie, tira fuori da una borsa le buste arrivate in settimana al circolo.
“Stasera cominciamo da… Bruno Manfredi, da Torino, sulla felicità”.
Il moscerino che sa leggere nei pensieri, annota le reazioni dei presenti: “Quello strano…” “Che paaalleeeee” “Boh, chi è?”
Si inizia a leggere il testo:
“Ero felice quando è arrivata quella lettera…”

Il moscerino osserva il gruppo e si chiede:
“Chissà perché lo fanno?”
E conclude che la risposta si collega con una parola. Chiave:
“Felicità”.

febbraio 2016
Bruno Giuseppe Arturo Manfredi‬

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