presentazione del libro a cura di Giuliana Maggini, Università dell’Età Libera di Sansepolcro
Per riflettere un momento sul tempo passato
Il passato
Il passato ha una sua forza. Tace sepolto
Ma se togli la patina verniciata del presente
torna, anche indesiderato, imbarazzante,
a volte rifiutato e sconosciuto, a volte invece
struggente di nostalgia. Lo puoi scordare
e però non passa, il passato.
Puoi, se vuoi, rinchiudere il presente,
per dominarlo, nei fogli, nelle agende,
nei libri: il tempo non si ferma e
lo trasforma in passato e copre d’ombra
le voci, i colori, i soli e le strade percorse.
Diventa più tuo, il passato.
Magari lo ritrovi seguendo le luci
della memoria, che illuminano impensabili forme,
o il filo dell’intelligenza che costruisce
un nuovo edificio.
E forse nemmeno sai che operi nel presente
per il futuro, finché davanti all’assoluto getti
via il tempo e le sue stagioni e l’ansia
di possedere il tutto.
Rimane solo il miracolo del giorno se,
privato o pubblico, il passato, lo hai
perdonato.
Foto di Stefanie Risse
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Inizierei con una frase di D. Demetrio che mi serve come aggancio di sicurezza, a p. 7 della Prefazione: La miopia…. Attività di aggregazione…
Di questa frase, vorrei sottolineare quell’ “oggi”: lo sguardo è freneticamente rivolto al presente e al futuro e ciò che è passato è solo vintage o retrò, e il male dell’individualismo che può trovare un qualche rimedio con l’apertura al passato per se stessi e per gli altri. Ciò che è passato e fa parte del nostro bagaglio “culturale” non ha solo l’aspetto delle belle foto giallo-patinate, malinconicamente romantiche, ma riveste il compito di unità di misura per l’oggi. Di esso si può anche aver timore, per la sofferenza trascorsa o anche solo per la nostalgia. E questo è proprio delle persone, così come dei popoli: pensiamo a certi periodi che la storia ha censurato o travisato. Ma è vero che chi non accetta il proprio passato, non ha futuro.
E poi c’è la memoria, che sembra decidere per noi cosa vogliamo ricordare, che cancella o arricchisce di particolari un quadro, che trasforma i dati in immagini e dunque metafore, capaci di particolari surreali o iperreali – come in un sogno -, che lancia immagini slegate, trasformate in racconto dalla parola. (p. 11 “La scrittura….), libera le emozioni vissute ma con la maggiore consapevolezza data dall’io presente arricchito dal tempo. Così è nato questo libro, dal tempo che passa e cancella ma come su un papiro: passa con le stagioni e nelle persone che sono gli attori sulla scena di luoghi e ambienti diversi.
Il tipo di scrittura adottata è in genere la registrazione del flusso dei ricordi. A volte prevale la focalizzazione su un solo particolare, che diventa simbolo, o su un avvenimento che il ricordo fa emergere sugli altri (come per Francesco M., a p. 56, che parla del suo prozio B. Gigli, o Lacrime di zucca di Loretta, p. 88 o Maria Luisa, p. 93). A volte il ricordo personale si confonde con gli avvenimenti storici, come l’alluvione di Firenze; i 25 Aprile ‘45 di Silvana (p. 343) o il ricordo di comizi nelle piazze. A volte la pagina è densa di descrizioni ed emozioni, come di Marica Il mio autunno… (p. 95). A volte si rincorre proprio la poesia come forma letteraria più consona a sé, o la prosa ritmica e poetica. Vedi Armando Z. (p. 39), Quando ero bambino… e 40, Sono l’onda del mare, (p. 419) e Tiziana (p. 225 e altre).