Guida emotiva alle città
(a cura di) Circolo di Scrittura e Cultura Autobiografica di Brescia – Associazione ‘Il Cerchio’ di Bergamo
Impossibile avviare questa recensione senza offrire al lettore il testo dell’amico, collega e poeta Angelo Andreotti, che apre il volume e fa subito entrare in sintonia con i contenuti del volume, poesia tratta dall’Epilogo del suo “Tra parola e mondo”:
“Dal tuo passo catturo la fretta
ma l’ora qui è deserta. Guarda e attendi.
Persino i ricordi si fermano
e cuciono storie diverse
da quelle che ti avevano ingannato.
E i suoni ascoltali, così distinti
come a segnare il passo al tuo sentire.
I colori poi…talmente indaffarati
da riempire tutto ciò che trovano.
Ma i profumi! I profumi
si aprono e chiudono a fisarmonica
ed è un gioioso vibrare dell’aria.
Quando tutto sarà finito
ritroviamoci quaggiù.”
L’intento di questa pubblicazione, una guida inconsueta, emozionale e affettiva ad un tempo, edita nel contesto di ‘Bergamo Brescia – Capitale italiana della Cultura 2023’, è quello di far conoscere le due città “attraverso gli occhi, il cuore e l’anima di chi ci ha vissuto, di chi ha curato questa guida.”
Sono quindi Francesca Bernacchia e Piera Milini, Monica Bertelli, Clara Chiodera, Sonia Cucchi e Ludovica Danieli, oltre a Cristina Paruta e Cristina Zanetti ad aver tracciato gli otto itinerari, sette dei quali dedicati alla citta di Brescia, mentre l’ottavo -ben più esteso dei precedenti- è dedicato alla città e alla provincia di Bergamo. Il consiglio delle curatrici per come affrontare lo sviluppo narrativo, è quello di fare una lettura estesa del testo prima di utilizzare cartina ed elenco dei luoghi “poiché i sentieri tracciati talvolta appartengono a zone limitrofe” ed in tal modo sarà possibile “meglio immaginare e pianificare il cammino”.
Difficile sintetizzare gli intrecci narrativi che possono emergere da una lettura estesa dei –peraltro brevi- contributi dedicati in genere a ricordi ed emozioni personali connesse a specifici luoghi. È invece possibile riportare alcuni brevi flash che accompagnano l’articolata disamina del Centro storico di Brescia (“Che bella libertà abbiamo vissuto e ci siamo goduti”-‘Il Centro Storico, spazi di libertà’; “Ci sono luoghi che ci aspettano tutta la vita”- ‘Tresanda San Nicola’; “Subito dopo ecco il portone verde della piccola casa in cui ho trascorso trenta indimenticabili anni e da cui i miei piccoli hanno mosso i loro primi passi” – ‘Via Francesco Lana. La piccola via’), così come concentrare l’attenzione su una delle Piazze bresciane tristemente famosa per una delle peggiori stragi di matrice neofascista, piazza della Loggia (“Quando c’è stata l’esplosione io mi trovavo a circa 30 metri dal cestino portarifiuti, dove era stata posizionata la bomba, e mi sono ritrovato per terra…ma non ho avuto danni fisici, anche perché coperto da persone più sfortunate di me.”). Analoghi, anche se contrassegnati da vissuti variegati ma sempre fortemente connotati dall’emergere associativo di intense emozioni, i riferimenti alle chiese bresciane, al rapporto città-natura e ai borghi e quartieri cittadini. Successivamente, nel VI itinerario dedicato agli spazi sociali e culturali di Brescia, spicca un articolato racconto frutto di una intervista biografica alla coordinatrice e fondatrice del Mu.P.A. (Museo Pasquali Agazzi) che ha contribuito anche alla rinascita dell’Istituto Pasquali-Agazzi e che tratteggia ‘una storia d’amore per l’infanzia’, ispirandosi alle idee pedagogico-didattiche di Pietro Pasquali e all’esperienza educativa delle sorelle Agazzi. Dopo il VII itinerario, dedicato a tre artisti di grande valore descritti da altrettante persone che li hanno conosciuti, si apre l’VIII itinerario ‘Verso Bergamo’ nel quale il territorio bergamasco viene esplorato tramite “i ricordi di una possibile mappa affettiva”, con lo sguardo della tre narratrici rivolto in specifico verso la periferia “della città, della pianura, delle valli”, con “piccole storie nascoste tra ciottoli, mura e getti d’acqua”, che possono essere meglio apprezzate, anche in questo caso, tramite una lettura più estesa.
Ed è proprio giunti al termine del volume che la memoria ci può riportare alla prefazione di Duccio Demetrio, fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, che ci ricorda come “I luoghi della vita a differenza delle cose, anche di quelle a noi più care, possiedono…una ‘mappa sentimentale’ costellata di soste, pause, incontri, amori, drammi, inciampi, visioni.” E se, come ci dice Demetrio evocando Cesare Pavese, i luoghi non sono cose, e “abitano in ogni dove, soprattutto dentro di noi”, sono proprio “i luoghi più amati e qui ricordati, divenuti pagine [che] non saranno mai cose adagiate nell’oblio inerte della casa.”