di Marica Apostolo
L’esigenza profonda di “riconciliazione” necessariamente sorge da una frattura precedente, da tensioni dolorose e da lotte, che chiedono incontri rituali per ritrovare un’armonia tra spinte ed esigenze opposte, tenendo conto che ogni accordo, si pensi alla musica, non cancella ma si fonda sulla compresenza di voci/note diverse, che rimangono tali, anche se si richiamano in una superiore istanza. Qui può avvenire la riconsacrazione della vita.
Il grande alveo della riconciliazione è per Marica Apostolo la natura, in cui diventa la leopardiana ginestra: “Il canto delle cicale avvolge ogni cosa e il giallo della ginestra mi accoglie, come quando si incontra un’amica che non si vedeva da troppo tempo. Sono qui per diventare la ginestra. Io sono la ginestra. Piccola fiamma profumata, sullo stelo sottile mi trastullo nel vento. Voli fecondi si posano sui petali carnosi a celebrare il banchetto della Vita. Nel verde leggero nascondo la forza: non mi piega la tempesta e il fuoco non brucia le mie radici” (p.13). I colori della natura nella loro straordinaria varietà e vivacità, i suoi profumi, le molteplici forme di vita, dai minuscoli steli ai fiori multiformi e ai grandi alberi secolari. Gli animali indimenticabili da amare e che ti amano. La terra, in cui “puoi guardare in faccia la morte e stupirsi, perché è così vicina alla vita… Ci saranno altre storie da danzare” (p.72). Il mare: “Lontana dal mare non posso vivere: straniera come un ulivo nel deserto… non sarò sola finché potrò respirare il mare” (pp.37-38).
La prosa poetica che accompagna il lettore di pagina in pagina trascorre nel succedersi delle stagioni, lo sfondo vero del passare del tempo e della vita, delle opere e dei giorni. Ma dentro le stagioni, una per ogni stagione, le storie di Alice, ricordanze dolorose e drammatiche, pur brevi, che diventano il centro cruciale del testo, collocate strategicamente per richiamare che cosa deve sanare l’immersione nella natura, con tutti i sensi e le emozioni che la animano: la lotta col cibo tentazione irresistibile, le lacrime della pioggia che accompagnano la paura dell’abbandono, il bisogno insoddisfatto di maternità che cozza con chi vuole disfarsi di una vita in grembo, il tocco appena sfiorato della morte su una strada.
Un’autobiografia verde, un’autobiografia per suscitare risonanze del cuore, nata nelle proposte molteplici dei percorsi educativi di Anghiari, dove, scrive l’autrice: “Ho vissuto giorni di pace, assaporando il ritmo delle parole, e ho viaggiato nella mia storia per raggiungere rifugi nascosti, per scoprire luoghi sorprendenti… Lampi epifanici nel cielo lavato dal temporale della notte” (pp.88-89). Scrittura affascinante come cura di sé.