Angelo Andreotti è nato nel 1960 e vive a Ferrara, dove dirige le Biblioteche e gli Archivi dopo aver diretto per ,ungo tempo i Musei. Laureato in Filosofia, si è sempre occupato di linguaggi artistici dal medioevo alla contemporaneità. Dal 1985 ha scritto saggi su arti visive e letteratura, tra i più recenti: “La Certosa di Ferrara accomodata a pubblico campo-santo”. Circostanze paradigmatiche tra il 1811 e il 1452, in “Schifanoia”, nn. 52-53, 2017, pp.11-20; In opera, in “Anterem”, VI serie, a. 41, n. 93, 2016, pp. 37-39; La cosa che si può perdere. Riflessioni sull’ammissibilità della poesia in Giorgio Caproni, in P. Garofalo e C. Demi (eds.), Omaggio a Giorgio Caproni, Piombino, Il Foglio, 2013, pp. 11-16; Il museo come bene relazionale, in F. Zanardi Prosperi (ed.), Musei a Ferrara. Problemi e prospettive. Atti del convegno di studio, Ferrara, Este, 2012, pp. 78-90. Al suo attivo ha tre monografie e numerose curatele di mostre.
A partire dalla fine degli anni ’90 si è sempre più dedicato alla scrittura creativa pubblicando: Porto Palos, Book, 2006; La faretra di Zenone, Ferrara, Corbo, 2008; Nel verso della vita, Ferrara Este, 2010 (intr. P. Vanelli); Parole come dita, Faenza, Mobydick, 2011; Dell’ombra la luce, Forlì, L’arcolaio, 2014 (intr. M. Bianchi e postf. D. Demetrio); A tempo e luogo, San Cerese di Lecce, Manni, 2016.
Ha inoltre pubblicato i saggi Il silenzio non è detto. Frammenti da una poetica, Milano, Mimesis 2014, e Il nascosto dell’opera. Frammenti sull’eticità dell’arte, Italic, 2018, nonché la raccolta di racconti Il guardante e il guardato, Anghiari, Book Salad, 2015 (intr. F. Ermini e postf. P. Garofalo). Sue poesie sono presenti in antologie e riviste, sia cartacee sia on-line.