Il professor Cosimo ( Mino ) Laneve ieri ci ha lasciati. Coloro che vissero i primi anni di fondazione della Lua lo ricorderanno. Invitato più volte ai nostri seminari come filosofo dell’ educazione e della didattica, nel 2005, contribuì come pochi alla nascita ad Anghiari della Società Nazionale di pedagogia e didattica della scrittura, della quale in seguito fu presidente e tenace animatore a Ceglie Messapica e in altri luoghi. Ordinario all’ Università di Bari, presidente del corso di laurea di Scienze dell’ educazione e poi, a Napoli, docente alla Suor Orsola Benincasa, grazie alla sua sempre generosa presenza Mino ci permise di far conoscere al Sud la nostra giovanissima associazione e le sue finalità. Ma, al di là del suo prestigio accademico, è impossibile dimenticarne il tratto umano, il profilo pacato e generoso della persona, che avvaloravano la ricchezza e la originalità della produzione scientifica, la curiosità e l’ entusiasmo del ricercatore- osservatore sul campo. Voglio ricordare soltanto alcuni titoli della sua straordinaria, copiosa e soprattutto originale produzione saggistica: Tratti di penna, Raccontare dalla cattedra e dal banco, La scrittura come gesto politico, L’ angolo nascoso dello scrivere, Senza parole: il silenzio pensoso della scuola, Scrittura e pratica educativa… E non posso certamente tralasciare le citazioni delle sue, talvolta delle nostre pagine contenute negli Atti del primo Convegno Nazionale di Graphein, che si tenne ad Anghiari, pubblicate da Unicopli nel 2007. Si trattò di un autentico Manifesto culturale e politico di rilancio della scrittura autobiografica nella scuola e in ogni situazione educativa. Così come andrebbero rimeditati i suoi editoriali e gli articoli apparsi nella rivista da lui diretta Quaderni di Didattica della scrittura. Ma non è soltanto l’ intellettuale fecondo, affettuoso, attento alle reciproche debolezze e fragilità, che mi mancherà: saranno gli scambi di mail e, soprattutto, le lunghe conversazioni telefoniche volte a colmare le distanze, che rappresenteranno il lascito incancellabile e sobrio della voce di un amico grande. So per certo che se Mino fosse ancora tra noi mi avrebbe telefonato per segnalarmi questa riflessione di Alessandro Baricco, apparsa ieri sul settimanale La lettura :
La scrittura cos’è? E’ una preghiera, nel senso più essenziale del gesto…Pregare era, quando ero credente, un gesto ipnotico, un mantra, un modo di essere inghiottiti da sé stessi, una musica, una postura fisica. Se metti insieme tutte queste cose, sono il motivo per cui scrivo. Come uno fa meditazione, io mi metto lì: chiudo la porta e scrivo.