Seminario a cura di Lucia Zannini e Giuliana Pitacco
Tutor: Anna Cappelletti
Difficile riportare in un piccolo spazio la densità di un seminario nel quale le conduttrici hanno dato contributi molto corposi, sia a livello teorico che laboratoriale; pertanto, per chi volesse approfondire il modello della medicina narrativa rinvio ai preziosi testi di Lucia Zannini e qui provo solo a dare un’idea del processo che ha coinvolto i partecipanti nelle tre ricchissime giornate.
Nella prima parte del percorso si è chiarito che la medicina narrativa (e in particolare il dispositivo della scrittura) può essere utilmente utilizzata non solo con i pazienti, ma anche dagli operatori della cura per la propria crescita professionale. Si è quindi chiarito che il seminario si sarebbe occupato di questo tipo di scrittura, e che ai partecipanti si chiedeva di essere disposti a raccontare e scrivere di sé e delle proprie pratiche professionali.
Lucia Zannini ha sottolineato che questo tipo di lavoro va letto in funzione di un apprendimento di tipo globale e significativo, capace di dare ai professionisti della cura strumenti per:
Giuliana Pitacco, ha curato gli ancoraggi teorici del metodo autobiografico e, dall’osservatorio della sua professione (si occupa da anni della formazione degli infermieri nella sua Asl), ha messo in evidenza che:
La parte centrale del seminario è stata dedicata all’esposizione di alcune teorie ed esempi di scrittura in ambito sanitario e a sperimentare pratiche di scrittura riflessiva nelle sue diverse forme.
A partire dal costrutto di “professionista riflessivo” (D. Schon), è stato sottolineato che la riflessione durante e dopo l’esperienza è enormemente potenziata dall’attività di scrittura.
Dopo aver esposto i vari tipi di scrittura (scrittura riflessiva – reflective writing Scrittura creativa – Creative writing Scrittura espressiva – Espressive writing Scrittura terapeutica – Therapeutic writing), che sono rintracciabili nella letteratura internazionale, Zannini ha precisato che quando parliamo di scrittura degli operatori, troviamo reflective e creative writing, mentre la scrittura espressiva e la scrittura terapeutica sono riferite soprattutto alle narrazioni dei pazienti.
In questa fase i partecipanti sono stati spesso introdotti a sperimentare alcuni tipi di scrittura, in modo da poterne verificare le diverse potenzialità e potersi confrontare tra loro. Il lavoro di lettura, ascolto e confronto si è svolto sia all’interno del grande gruppo, sia in piccolissimi gruppi formati da due o tre persone.
Così abbiamo verificato che:
La fase conclusiva ha visto i partecipanti impegnati in un esercizio finalizzato a mettere in pratica quanto avevano appreso: divisi in due sotto-gruppi, hanno elaborato due proposte di corso con utilizzo di scrittura autobiografica, uno in ambito di educazione continua e l’altro in un percorso di formazione di base; questo è stato molto utile perché ha permesso di ritornare su alcune questioni già emerse nelle giornate precedenti, ma da un osservatorio differente e in un contesto di progettazione che, per quanto simulata, ha attivato un confronto utile a chiarirsi, a riflettere e ad approfondire.
Abbiamo concluso con la consapevolezza di aver appreso, da Lucia e da Giuliana, ma anche gli uni dagli altri.
Una parola sui partecipanti: tutti impegnati nei servizi sanitari, tutti fortemente motivati, molto disposti a mettersi in gioco e a prendere sul serio la sfida che il seminario ha proposto.
Eccoli qua sotto: insieme alle conduttrici.
Il loro atteggiamento, da veri professionisti riflessivi, ha fatto emergere molti di quei saperi taciti che ogni giorno mettono in pratica nella loro quotidianità, insieme a quella particolare umanità che riescono spesso a sviluppare coloro che lavorano a contatto con la sofferenza e non si lasciano indurire da questa.
Alcuni di noi si rivedranno nel prossimo seminario sulla medicina narrativa che sarà dedicato alla therapeutic writing – scrittura terapeutica, in cui ritroveremo Lucia Zannini, stavolta insieme a Micaela Castiglioni.
Arrivederci, allora!