RECENSORE: Ludovica Broglia, .

Titolo: Tu sei musica.

Autori: Elisa Vincenzi, Ilaria Braiotta (illustrazioni)

Editore: Mimebù (Milano)

Anno edizione: 2021

Pagine: 32

ISBN: 9788831426152

di Elisa Vincenzi, Ilaria Braiotta (illustrazioni)

 

“Tutti abbiamo una musica dentro di noi”. Così inizia l’albo illustrato Tu sei musica, dedicato ad un pubblico infantile-adolescenziale e alla delicata tematica dell’identità, degli stati d’animo che scaturiscono dai vissuti autobiografici e dell’accettazione di ciò che si è. La musica – protagonista dell’intero albo e chiamata in causa già nel titolo – è evidentemente un riferimento alla consapevolezza di sé, un’immagine dal valore metaforico che simboleggia l’essenza di ciascuno di noi, il nostro peculiare modo di essere. La musica non deve obbligatoriamente rimanere la stessa per l’intera esistenza e per lunghi periodi: così come si modifica pagina dopo pagina, così può cambiare a seconda delle esperienze che facciamo giorno dopo giorno.

Partendo dalla fortunata idea secondo la quale l’albo illustrato è da considerarsi un ecosistema sofisticato nel quale testo, immagini e strategie estetiche dialogano tra loro che richiede l’intervento dei lettori per essere compreso e per far sì che la storia venga attivata, l’autrice integra in modo magistrale ben tre codici: le parole, le immagini e i suoni, i quali aggiungono informazioni essenziali per l’autentica comprensione del materiale e si completano l’uno con l’altro in un ritmo complementare, incalzante e attraente. Durante la lettura, l’albo suggerisce al giovane lettore sì di osservare tutti i dettagli multimodali che costellano le doppie pagine, ma soprattutto di interpretarli allenando competenze imprescindibili nei primi anni di vita come l’alfabetizzazione visiva, il pensiero inferenziale-metaforico e le abilità empatiche.

I complessi e delicati contenuti di natura identitaria e autobiografica vengono raccontati grazie ad una composizione narratologica ed estetica peculiare, coinvolgente. Le didascalie verbali sono brevi e propongono definizioni metaforiche che consentono di rendere visibile l’astratto, in questo caso gli stati d’animo che ciascuno di noi può provare durante i periodi della vita e che scaturiscono dalla percezione di ciò che sta accadendo oppure è accaduto. A titolo esemplificativo, è possibile considerare la doppia pagina che presenta la sensazione della tristezza, dello sconforto. Le parole riferiscono che le musiche, a volte, possono essere “pesanti come lacrime di pietra”. Dal canto loro, le immagini, intese come la prima dotazione biologica e cognitiva che consente di trasmettere i concetti in maniera immediatamente comprensibile, rendono visibile e attribuiscono una corporeità alla figura retorica citata dal codice verbale: la giovane protagonista del testo è coricata al di sopra di una pietra con un’espressione poco motivata, anche se accanto a lei sta crescendo una piccola pianta verde innaffiata da una pioggia luminosa che probabilmente vuole simboleggiare la speranza, la luce nei momenti difficili. A consentire al lettore di comprendere e immaginare al meglio la sensazione pesante è il codice sonoro, la musica intesa come unione di suoni in grado di suscitare specifiche risposte in colui che ascolta e di evocare immagini emozionalmente coerenti. Per questa apertura di pagina, l’autrice propone una melodia dai toni uniformi e serrati, marcati e cupi (melodia 4, “Pesante come”).

Le sensazioni che vengono presentate dall’autrice nell’albo sono molteplici, così come molteplici sono le sfaccettature identitarie ed emotive che ciascuno di noi possiede. Sfogliando il testo, dopo la sensazione pesante già commentata, il lettore incontra una sensazione opposta, la serenità. Quando siamo sereni, percepiamo un senso di leggerezza ed è a partire da questa percezione che l’autrice mette a punto la metafora che le consente di raccontare lo stato d’animo più ambito e desiderato. Le parole ricordano che alcune musiche possono “volare leggere come piume nella neve”, mentre l’immagine raffigura la giovane protagonista mentre salta con i suoi lunghi sci e mentre fluttua nell’aria. Il sottofondo musicale ripropone alla perfezione questa sensazione di spensieratezza e replica numerosi tintinnii lucenti e luminosi che ricordano i volteggi, i movimenti leggiadri (melodia 5, “Fiocchi di neve”).

Altrettando interessante è la contrapposizione identitaria che contraddistingue le ultime doppie pagine del testo. “A volte possiamo sentire le musiche quando suonano come le campane nei giorni di festa”: così recita la didascalia verbale della sezione dell’albo che racconta della sensazione provata quando una persona si sente gioiosa. Ancora una volta, l’immagine rispecchia sì il significato anticipato dal codice verbale, ma aggiunge dettagli di natura sia emozionale sia metaforica: la protagonista è in sella alla sua bicicletta senza alcuna preoccupazione in volto e trasporta dietro di sé alcune campane, leggere come palloncini in volo. La melodia associata ricorda i momenti di festa e propone note ravvicinate, rapide, brillanti e briose (melodia 10, “Facciamo festa”). Al giro pagina, la sensazione si modifica di nuovo e compare la malinconia, intesa come stato d’animo di vaga tristezza alimentato da sensazioni di inquietudine. In accordo con la percezione di chiusura provata da una persona malinconica, la didascalia verbale suggerisce che “alcune musiche scavano nella terra come le radici di un albero”. L’immagine, viceversa, mostra una luna dai tratti antropomorfi e infantili – che ricordano il volto della giovane protagonista – con alcuni prolungamenti floreali all’estremità sinistra. A veicolare il significato desiderato sono anzitutto le scelte cromatiche: la luna si trova nel bel mezzo di un cielo scuro, quasi nero e ricorda i momenti nei quali possiamo sentirci persi, senza una direzione. Il motivo sonoro di riferimento è basso, costante, inerme e fa scaturire nell’ascoltatore una sorta di inquietudine (melodia 11, “Radici”).

 

 

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