Storie di paesi e di paesaggi
a cura di Roberto Scanarotti
di AA.VV
Si entra a piccoli passi nei luoghi raccontati in questo libro. È un po’ come quando si deve prendere in affitto una casa per le vacanze estive: si segue con curiosità (ma anche con fare circospetto) l’agente immobiliare di turno che ci guida sicuro fino alla porta d’ingresso. Poi, entrando, un passo dopo l’altro, si attivano i nostri sensi (l’ascolto, la vista, l’olfatto…) e si mettono in azione con processi rapidi e automatici i canali della memoria, dell’intuizione e della fantasia. Subito proviamo a riconoscere in quell’ambiente nuovo qualcosa che già conosciamo e che ci può invitare a restare (oppure no). Talvolta cerchiamo di individuare un odore che sentiamo un po’ nostro o riusciamo a visualizzare un angolo comodo (quella poltrona di cretonne fiorito con un paralume vicino…) o un’intera stanza arredata con la semplicità che amiamo; oppure siamo colpiti dall’affaccio da una delle finestre, che ci è noto o consueto oppure (al contrario) che ci appare talmente nuovo, bello, inatteso e interessante da farci sentire nel posto giusto, dove vogliamo restare per un po’ di giorni.
È proprio questo che accade al lettore con i testi (autobiografici, diaristici, biografici, memorialisti) contenuti ne L’albero delle ciliegie. Storie di paesi e di paesaggi. Infatti, con le belle pagine iniziali di Stefania Bolletti, Duccio Demetrio e Roberto Scanarotti, che guidano, orientano e indirizzano alla lettura, siamo portati a entrare nel libro e poi vogliamo restarci per leggere uno di seguito all’altro tutti i testi che esso contiene, fino alla fine, per poi riprenderne e rileggerne alcuni, cioè quelli che hanno lasciato in noi più emozione, che hanno attivato più memoria o più volontà di conoscere.
Il libro raccoglie i testi risultati vincitori nelle quattro sezioni della prima edizione (del 2022) del concorso letterario L’albero delle ciliegie. Una storia tira l’altra. Storie di paesi, borghi e letterature dei luoghi, bandito dalla Libera Università dell’Autobiografia e dal Centro Nazionale Ricerche e Studi Autobiografici “Athe Gracci” di Anghiari.
Il concorso ha avuto una partecipazione molto alta: ben centocinquanta persone hanno inviato i loro scritti, a una delle quattro sezioni del concorso (Racconti dei luoghi; Racconti di storie memorabili; Racconti tratti da laboratori di scrittura autobiografica; Scritture pubblicate). La partecipazione così elevata (ben oltre le aspettative degli organizzatori) è un ottimo indicatore per capire quanto le persone – giovani, adulte, anziane- abbiano interesse e gusto a narrare i luoghi che conoscono e amano e di conseguenza gli avvenimenti e gli individui che in quei luoghi hanno vissuto e vivono.
I quattordici autori e autrici dei testi contenuti nel libro L’albero delle ciliegie hanno scelto di soffermare l’attenzione e dar vita alla scrittura partendo da diversi luoghi, situati in varie regioni italiane. Le occasioni e le motivazioni per le quali proprio quei luoghi sono stati scelti e raccontati sono molteplici e complesse, talvolta intime e personali, altre volte pubbliche e collettive, legate alla storia sociale o economica o naturalistica di una certa zona. Ciascun autore e ciascuna autrice ha avuto un proprio punto di partenza ben definito e “necessario”, che l’ha spinto a divenire narratore di quella città o di quel paese.
E così troviamo il paesino di Entracque (mille abitanti), situato nel Parco naturale Alpi Marittime, vicino a Cuneo, raccontato da Alberto Arnaudo nei suoi tratti naturali e paesaggistici ma anche con molte riflessioni su come sia cambiato il vivere in montagna negli ultimi cinquant’anni. Troviamo Torre di Palme, nelle Marche, narrata da Teresa Berdini con tanti riferimenti interessanti alla produzione familiare del baco da seta (vera e propria ricchezza!), attiva fin dai primi anni del Novecento. Di seguito, con la scrittura di Saverio Senni, ci troviamo immersi nei paesaggi assolati e caratteristici di Celleno (paese dell’Alto Lazio nella Tuscia Viterbese), con rimandi molto precisi e competenti alla coltivazione degli splendidi alberi di ciliegie dolci.
La prosa autobiografica di Daniela Rossi ci consente d’incontrare l’antica città di Mendicino, ai piedi del Monte Cocuzzo, vicino a Cosenza, con la ricostruzione puntuale della storia di vita di uno dei suoi abitanti, Eugenio Carbone, grande sarto.
Conosciamo poi, dalle pagine di Anna Maria Pacciarini, la località di Renicci, luogo di prigionia in provincia di Arezzo, dove è stata vissuta (e ora raccontata) una storia esemplare di partigiani e di amicizia. Anche altri piccoli paesi aretini, come Quarata e Gragnone, sono stati luoghi reali dove erano sfollate alcune famiglie in tempo di guerra; in tanti hanno avuto la possibilità di nascondersi e salvarsi e ora, dopo tanti anni, quei luoghi segreti sono resi noti attraverso il racconto autobiografico di Anna Bologni.
Conosciamo e scopriamo il bacino minerario di Montevecchio, paese situato nel sud della Sardegna: Salvatore Angius ricorda a se stesso e (grazie alla scrittura) a tutti noi, la pericolosità e il rischio della vita dei minatori (adulti e bambini); in quei luoghi si svolse una storia di lotte e sindacati per avere riconosciuto il diritto alla riconversione delle miniere.
Proseguendo nella lettura, dalle righe di uno stesso testo arrivano ai nostri occhi e al nostro ascolto, i paesaggi assolati della Sicilia: Calatafimi, Gibellina, Erice, Segesta e altre città e paesi toccati dal terremoto della Valle del Belice. Per alcuni anni quei luoghi sperimentarono tante piccole ma importanti azioni di volontariato e aiuto con lo scopo di collaborare alla ricostruzione almeno di qualche edificio, dopo il disastro accaduto. Con la scrittura memorialistica di Giovanni Balcet incontriamo un gruppo di ragazze e ragazzi del nord Italia, arrivati fin là per puro spirito di servizio, che si trovarono poi coinvolti in scoperte esistenziali e sociali e in forti emozioni personali.
Troviamo Volpago del Montello, vicino a Treviso, la borgata Santa Lucia, il ponte sul canale della Brentella e il Bosco della Serenissima, tutti scenari osservati magicamente tanti anni fa dagli occhi di Cristina Bordin, che oggi riesce a condividere la magia di quei luoghi con un sapiente lavoro di memoria e di scrittura autobiografica.
Incontriamo Sinalunga, raccontata da Emma Licciano, con il suo dedalo di strade e i suoi palazzi antichi, e Pistoia, tratteggiata da Rita Gualtierotti e Silvana Agostini, con le facciate e i balconi che affacciano sulle strade. La scrittura di ricerca di Augusta Piccin ci conduce a Salgareda (provincia di Treviso) e alla casa sul Piave dello scrittore Goffredo Parise, un luogo per lui di esilio e di scelta. Incontriamo infine il castello di Verrazzano in Valtiberina, raccontato da Anna Noferi, e la zona di Ripalta Arpina e Ripalta Vecchia nel Cremasco attraverso il racconto molto personale di Elio Bettinelli.
Come si vede, il concorso e ora questo libro hanno aperto diverse porte nuove, che si aprono ora ulteriormente con la seconda edizione e con la prosecuzione del progetto Biblioteca nazionale delle Letterature dei luoghi. Due modi per proseguire il pregevole lavoro avviato.
Il libro L’albero delle ciliegie apre davvero tante possibilità di conoscere luoghi, storie, persone e racconti. L’identità personale di ciascuno di noi si forma da ciò che ci giunge attraverso il tempo (dai genitori e dagli antenati), ma anche attraverso lo spazio cioè vivendo in luoghi particolari. I testi contenuti nel libro testimoniano che attribuire valore ai luoghi (anche attraverso le tante possibilità della scrittura) significa dare valore alle persone, alla natura, agli edifici, agli avvenimenti collettivi, alle rivendicazioni sociali, alle coltivazioni tipiche di certi terreni e a molto altro. Per tutto questo, il libro L’albero delle ciliegie non è soltanto l’esito di un concorso letterario, ma è un testo di apertura, di approfondimento e di dialogo, del quale è bene consigliare la lettura a studenti delle scuole superiori, a insegnanti e a chiunque ama appassionarsi ai libri.